Mezzo secolo fa, quali erano le simpatie dei pinerolesi per le arti figurative? Quali gli incontri che, con le mostre, potevano far conoscere, far crescere l’idea dell’arte? Quali erano i punti di riferimento a cui guardare? Provinciali e metropolitani? Tradizionalisti o desiderosi di affacciarsi su nuovi orizzonti?

Millenovecentocinquantacinque – Questa la data da cui partire con questa ricognizione della memoria.

Due anni prima – lo voglio ricordare – i redattori del settimanale “Il Corriere Alpino”, animati di prospettive lungimiranti, affidavano al pittore Filippo Scroppo, già noto per le rassegne ordinate a Torre Pellice, l’impresa di una mostra d’arte contemporanea di alto profilo per Pinerolo. C’è da restare impressionati nel leggere i nomi sul modesto cataloghino: Matisse, Picasso, Leger, Chagall, Miro, De Chirico, De Pisis... tra gli ottanta espositori. Ci fu un imprevedibile e clamoroso rigetto del messaggio pittorico, uno “scontro col pubblico nostrano”, tanto che l’episodio non si ripetè, e Pinerolo per Scroppo rimase solo “un punto di passaggio” verso Praly o Torre.


Facevano paura le novità ai pinerolesi? Forse era mancato negli anni un processo educativo di aggiornamento al pubblico appassionato dell’arte. Forse si era osato troppo poco nelle proposte. Ma quali erano i riferimenti normali in quegli anni per chi voleva conoscere la pittura, la scultura, la grafica?

Nel 1959 la Galleria di Emma Santiano e Antonio Rege celebrava i tre lustri di attività con un’antologia delle presenze sfilate negli anni. Incontriamo 26 pittori: Vellan, Colli, Gavuzzi, Maggi, Zolla, Boetto, Gariazzo, Gachet, Gamba, Musso, Metello Merlo, Parachini, la Meucci, e poi Angelico Pistarino, Deabate, Emprin, Ottavio Mazzonis, Stroppa e Parola… Il critico M.C. Giordano dalle colonne de “Il Corriere Alpino” annotava che “per coloro che troppo sovente lamentano le scarse iniziative artistiche di Pinerolo, questa mostra antologica, che raccoglie opere ad alto livello, rappresenta senz’altro una manifestazione importante ed interessante quale non è facile incontrare in altre città”.

Attività più che meritoria, quindi, quasi unica fonte di riferimento in Pinerolo: già aveva tenuto a battesimo un giovane promettente Michele Baretta nel 1945 e insistentemente, e sempre con successo ed attesa da parte del pubblico e del collezionismo, quasi ogni anno proponeva in galleria. Senza alternative altre, la Galleria di Emma Santiano apriva al famoso Marcello Dudovich (1960), riproponeva i maestri della tavolozza torinese Quaglino, Garino, Girardi, Bergesio, Micheletti: era pittura di cavalletto, amabile, come il paesaggio, la natura silente, qualche pudico nudino. I “vernissages” erano momenti magici. Non mancava nelle cronache d’arte l’accenno ai presenti: “il generale, l’avvocato, il commendatore e il gentil sesso...”. Nel 1968 accade che la Galleria compie un “salto in alto”: Guttuso, Levi, Mazzacurati… Piaceranno? Anche l’Amministrazione comunale e la Pro Loco con “Pinerolo Primavera” compiono decisamente uno scatto: sono nella Cappella dell’ex collegio civico molte opere dei Maestri dell’Albertina: Paulucci, Menzio, Cherchi, Calandri… Dieci anni dopo, l’orizzonte si dilata e nasce “Palazzo Vittone” con la Collezione civica.

Nell’arco di tempo, l’affermazione di Mario Faraoni, quella di Giovanni Carena, di Osvaldo Malvizzati, di Graziella Dotti, di Mario Borgna, di Tere Grindatto, e poi di Gatti, di Tosello, di Cestari, di Ettore Serafino, di Giorgio Gosso, di Renato Bruera. Molti, prima di approdare in galleria, affrontano la natura “en plein air”, in allegre brigate, ritraggono paesaggi proseguendo la tradizione di Alfredo Beisone ed Edoardo Calosso.


Alcuni si riuniscono nel “Cenacolo” di Salvi e Previati; sono chiamati “Amici dell’Arte” dal Direttore della Biblioteca dott. Parisi che promuove collettive primaverili ed autunnali. Alcuni, “invitati”, si spingono ai Raduni del “narciso d’oro” a Pragelato o del “fungo d’oro” in Val Lemina. Emerge la Rassegna del “pino d’oro” (1962-65) con esponenti del mondo dell’arte a livello nazionale (Gentilini, Peluzzi, Tabusso, Cantatore, con Luisella Lo Moro, Baretta, Faraoni… Gontier che ci delizierà anche con le vignette…).


C’è quindi un gran movimento in crescendo di iniziative. Nel 1970 a Palazzo Vittone nasce la Saletta della Pro Pinerolo che periodicamente aprirà a vasto raggio con Sassu, Treves, Scroppo, Levi, Mazzacurati, Murer, Igne, senza dimenticare di proporre e di valorizzare i “nostrani”: Beccari, Moriena, Pussetto, Collino, Cappa, Bisco, Tentoni, Morina, Morero, i più giovani Viello, Galetto, G.M. Giai, Moiani, e ancora Gastaldi, il naïf Prato, Mazzetti, Baldoni, Rossi, Gillo, Drago… e svela l’Argentina di una brava quanto riservata Matilde Basile. Alcuni voleranno alto.


Nasce la Galleria “il Portico” che fa conoscere maestri come Pietro Morando con grandi ritorni come Spazzapan e Giulio Da Milano; ci si ritrova da Piero Storello con le nuvole di Antonio Carena, e “l’archeologia dell’anima” di Pietro Mottura, e per le forme areodinamiche di Garis; alla galleria Losano con aggiornate proposte espositive, ci si vede alla “Bottega degli Artisti” di Wally Piccone e sugli “Orizzonti” del Pablo Neruda.

Con le Biennali nazionali, promosse da “L’Eco del Chisone”, in sinergia Comune-Diocesi, su “L’arte e il Mistero Cristiano” si apre un ampio discorso su artisti e trascendenza. Troveranno ospitalità nelle sale di una Pinacoteca, nata nel 1978 nello storico Ospizio dei Catecumeni, disegnato dal Vittone, che si affaccia sulla grande piazza Vittorio Veneto. L’arte moderna e contemporanea sarà di casa con Gino Severini, con Giacomo Manzù, con Dedalo Montali, con Carla Tolomeo, e poi con Longaretti, Bodini, Bellotti, Treccani, Brolis, Scorzelli, Messina, Mastroianni… insieme alle opere permanenti di Ernesto Bertea, di Delleani, Reycend, Beisone, Grosso, Tavernier, di Felice Carena, di Ettore May… Le mostre, accompagnate dai cataloghi (i Quaderni), toccheranno l’arte di Felice Casorati, celebreranno Luigi Aghemo, rivisiteranno Bistolfi, si proietteranno su Ugo Nespolo, su Colombotto Rosso, su Sandro Cherchi. Milanesi, bergamaschi, liguri, veneti, emiliani, toscani e romani, e altri ancora per un panorama che non si esaurisce.


Cambia registro, come proposte, l’Associazione “En plein air” alla Tegassa di Baudenasca che dal 1994 promuove le arti a tutto campo esplorandone la complessità del contemporaneo, coinvolgendo giovani artisti per installazioni, videoart, clip, teatralità diffusa, nonché una promozione al femminile sul web con il “progetto maionese”.

Una breve apparizione della Galleria ES ci propone il nostro Galliano più lanciato in ambito nazionale.


Si ha l’impressione (che non è presunzione!) di essere anche noi un po’ GAM, un po’ Castello di Rivoli. Per tutte le tendenze c’è uno spazio che si aggancia ai grandi filoni dell’arte: un po’ romantici, un po’ deco, tra l’Ottocento che ci sta nei sentimenti, il Novecento di cui siamo figli e il Terzo millennio che ancora ci ospita per venderne ancora… delle belle!

 


Possiamo dirci, noi pinerolosi, di essere al passo con i tempi e di essere un po’ cresciuti?
L’arte però non si esaurisce nei luoghi deputati alle esposizioni. In questo mezzo secolo sotto il cielo di Pinerolo sono nati i piccoli gioielli di scultura di Luigi Aghemo come “la Maschera di Ferro” (1959) sul colle di San Maurizio, e il cavalleggero risorgimentale per Santorre di Santarosa (1961) sulla facciata del Museo della Cavalleria. Lo scultore milanese Enrico Manfrini modella nel bronzo il profilo del basso lirico Italo Tajo all’esterno della chiesa di San Giuseppe, divenuta sala concerti sotto gli occhi del Guercino restaurato.


Si è insediata nei pressi dell’ex Scuola di Cavalleria “L’Impennata” bronzea di Gennaro Salvi (2001); ha preso dimora il “Tempio delle libellule” in una rotonda sul corso Torino che intende qualificare l’area urbana. Ne è autore un vincitore di concorso indetto dalla Regione Piemonte, lo scultore Angelo Casciello di Scafati (Sa). L’austriaco Gerald Brandstötter (2005) ha invece concepito il “monumento alla memoria” che sorge sotto i viali di ippocastani lungo via Lequio. La scultura contemporanea è entrata di diritto nel Duomo di San Donato con le sculture dell’area presbiterale scolpite in marmo rosa dal milanese Mario Rudelli (2001).


Il pittore Michele Baretta sale i ponteggi per affrescare nel 1962 la nuova chiesa in regione San Lazzaro: all’arte sacra pinerolese già aveva lasciato in vari tempi la sua bella pittura. È del 1955 la luminosa Via Crucis di San Luigi e del 1961 quella incomparabile per gli Angeli del Cottolengo. Per Giovanni Carena uno spazio gli è riservato sulla tribuna della nuova Chiesa alle Fornaci dove affronta il tema del dialogo ecumenico tra le Chiese (1984). La nuova chiesa dei Giuseppini del Murialdo affida a don Livio Chiriotti una catechesi biblica nelle coloratissime vetrate, mentre Angelo Capelli, bergamasco, per la giovane parrocchia dello Spirito Santo celebra il Concilio e la comunione dei santi con don Bosco e il giovane Frassati in due icone nell’ambito del presbiterio.


Dal sacro al profano, al consumistico. Anche l’arte nella pubblicità. Il comm. Rocchietta è stato maestro nella stagione del “Proton” scomodando Giacomo Grosso per i suoi ritratti femminili nei famosi calendari. Pietro Ferrua, nel periodo che raccontiamo, affida a Baretta il suo Galup con un’affascinante pragelenga della Val Chisone, mentre il costume valdese viene evocato da Ezio Giai per il Ghinivert e Malvizzati per il Genepy.


L’arte per i collezionisti, il mercato nelle gallerie; l’arte per gli appassionati nelle raccolte istituzionali in continuo aggiornamento; l’arte per la gente, l’arte che si incontra per strada, quella che si “ascolta” guardando alto.

 

Ecco l’arte di questi cinquant’anni a Pinerolo.